I Rischi Finanziari nel conflitto Israele - Hamas

In una situazione resa complessa dalla scommessa su tassi e duration degli investimenti, i principali gestori si trovano ad affrontare nuove incognite e rischi emergenti. Ecco la sintesi delle loro analisi e interventi.


Un aumento non certo gradito della complessità dello scenario gestionale. Con l'insorgenza di nuovi fattori di rischio che certamente andranno a condizionare le scelte di posizionamento dei portafogli nell'immediato futuro e forse, se il conflitto non troverà una qualche forma di normalizzazione, anche quelle di medio periodo.

E' questo il quadro che MediaCognition (www.mediacognition.it) ha ricostruito analizzando gli interventi e le dichiarazioni dei principali gestori italiani e internazionali che sono intervenuti sul conflitto tra Israele e Hamas. Attraverso l'utilizzo di metriche proprietarie si è provveduto poi a pesare i rischi specifici, analizzando nel contesto totale degli interventi l'importanza attribuita dalla totalità dei money manager a ciascuno di essi.

In base a questa analisi, l'aumento del Rischio Geopolitico è stato considerato il più importante, con una probabilità di avverarsi relativamente alta, un livello di imprevedibilità elevato e un impatto (in caso si realizzasse) potenzialmente devastante.

Il Rischio di Aumento dell'Inflazione è stato considerato il secondo rischio più significativo, con una possibilità di verificarsi relativamente alta e un impatto potenzialmente significativo per le scelte d'investimento.

Al terzo posto troviamo il Rischio di Aumento della Volatilità, con una probabilità di far sentire i suoi potenzialmente dannosi per gli investitori per un periodo prolungato di tempo.

L'aumento del Rischio di Credito è stato considerato il quarto rischio più importante, in quanto ha la possibilità di avverarsi relativamente alta con un impatto potenzialmente significativo per le imprese e le banche che operano nella regione.

Infine, il quinto vulnus evidenziato nelle analisi è il Rischio di Aumento dei Tassi d'Interesse, non quotato come molto probabile e con un effetto potenzialmente significativo solo per i consumatori e le imprese che dipendono dai prestiti.

Anche il sentiment estrapolato dalle dichiarazioni dei gestori contenute negli articoli elaborati da MediaCognition (www.mediacognition.it) è per lo più negativo. I money manager hanno rimarcato essenzialmente rischi e aspetti negativi derivanti dal conflitto mediorientale in corso, lasciando poco spazio a commenti di natura ottimistica. Fa eccezione, ed è bene rimarcarlo, quel 20% di dichiarazioni positive che evidenziano la opportunità d'investimento in determinate asset class come le materie prime, oro e petrolio in primis. (vedi grafico)

1. Analisi sentiment

 

L'analisi emozionale non apre spiragli migliori. Le dichiarazioni che esprimono preoccupazione per i potenziali rischi finanziari innescati dalla guerra in corso sono stati classificati come Paura e rappresentano il 40% del totale. Il sentimento d'Incertezza (30%) indica i dubbi dei gestori sulla possibile evoluzione in negativo per durata e drammaticità dell'evento bellico, testimoniato anche dalla percentuale del 20% della Preoccupazione che agita analisti e manager delle case di gestione. Rimane solo un 10% di gestori che intravede Opportunità d'investimento nella crisi, riferendosi a quelle materie prime, greggio in testa, le cui quotazioni fluttuano abitualmente nel corso dei conflitti. Sempre che non si giunga a una soluzione in tempi rapidi. E questo è l'auspicio di tutti, gestori compresi. (vedi grafico)

2. Analisi emozionale

 

"Il contenuto delle notizie e delle informazioni trasmesse con questo documento non può in alcun caso essere considerato una sollecitazione al pubblico risparmio o la promozione di alcuna forma di investimento. Le analisi contenute sono frutto di elaborazione giornalistica di dati estrapolati da notizie pubblicamente disponibili.”

Indietro
Indietro

Se il mondo si infiamma